La smetto. Ma tu resta.

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Me ne sto accorgendo. Disegno linee lunghissime e poi mi ci infilo dentro, e ti trovo sempre. E’ come se tutto fosse subordinato a qualcosa che non ho scelto di non comandare. E’ come appartenersi, essere cresciuti insieme e però essersi scoperti a vent’anni. In realtà di te mi manca l’idea, e allora volevo dirti che non torno. Me ne sto qui. Così mi tolgo subito il dente. Ci sono mille motivi oltretutto, il primo è che devo smetterla di comportarmi così, il secondo è che devo smetterla di farti sentire così, il terzo è che devo smetterla e basta. E allora oggi ho deciso, e mi sento abbastanza sicuro, non torno.

Che poi mi conosco e sò già che magari ci ripenso altre mille volte, ma ti giuro che non te lo dico. Per te la versione ufficiale è che non torno. Che puoi parlarmi, e cercarmi e dirmi della tua vita e io della mia, ma basta. Smettiamola. Che è il caso di cominciare a guardarci, il caso di cominciare a tenere a noi due, ma sul serio. E l’unico modo per farlo è smetterla.

E io voglio riderci, mentre ricordiamo di quanto eravamo patetici in tutta quella sincerità, in tutte quelle mattine di cornetti e bicchieri vuoti, di spremute non bevute. Mi mancherà tutto, e vedi? già ci sto ripensando, ma è solo colpa del mio essere un eterno cagone attaccato ai ricordi. E’ qui il perchè ho deciso di non tornare. Devo cominciare a smetterla di farmi condizionare dai ricordi. Anche se quelli dove ci siamo noi hanno le luci belle del mattino e sono così hipster e malinconici che mi taglierei i polsi per riviverle. O comunque dai ricordi non mi staccherò mai, credo sia tardi, in generale, ma devo cominciare a prenderli in maniera diversa, ecco. E allora la smetto. Promesso.

Però tu promettimi anche che quelle mattine le vivremo ancora, con altri occhi, e altri colori. E che cercheremo parole nuove per dirci quanto siamo belli, anche se non ci amiamo, o anche se ci amiamo e non vogliamo dircelo. Io, di mio, prometto che non vorrò più baci, e che cercherò solo sguardi e mani per capirti, e dirti che io ci sono, anche dal posto più lontano del mondo. Perchè sei tu, e poche cose sono così belle.

Sei qui, ogni volta, e non è mai stata una bugia. Ma devo smetterla, e comincio da qui. Che avevamo ragione entrambi: i sentimenti li senti nello stomaco, ma essere razionali aiuta un casino.

Metti su il caffè, sto arrivando per due chiacchiere.

Alda, mi manchi. Volevo dirti che ho perso la maschera.

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Mi è caduta la maschera e l’ho persa. E tu dici, raccoglila, parli facile tu. Se solo l’avessi persa in una stanza senza comodini potrei, è vero, ma è che l’ho persa mentre viaggiavo, e si sà, le stanze dei viaggi sono sempre troppo grandi per ritrovare qualcosa, è per questo che ricordiamo e basta. E allora adesso sono io, che non ho altra scelta. E mi piaccio. Sono bello, e forse lo ero anche prima. Anche un pò brutto in realtà, che prendere cura è una cosa che devo e non che scelgo, ahimè, e adesso che scanso gli atteggiamenti mi sento un’altro da me. Mi guardo da fuori, e sono bello quando rido, e quando ti dico che sei mia, e brutto quando mi perdo, quando evito, quando ho paura. Ma ho smesso di preoccuparmi anche di questo, che essere belli o brutti dovrebbe essere un chissenefrega scritto col pennarello a punta grossa su tutti i postit del mondo. Che magari adesso ho perso la maschera, e ricordo anche il momento, e non la cerco lo stesso, che così mi va bene. Si ok, dovrei farmi la barba magari, ma posso sempre farla. E comunque ho perso la maschera, e gli altri adesso diranno quello che vogliono, ma almeno lo diranno su quello che c’è, e non su quello che non c’è. Che come dice la buon vecchia Alda, “il mondo può rifarsi”. E allora, se può farlo lui, lo faccio anche io. Vediamo cosa ne esce.

“Ecco un bianco scenario
per tratteggiarvi l’accompagnamento
degli oggetti di sfondo che pur vivono.
non ne sarò l’artefice impaziente.
Berrò alle coppe della nostalgia,
avrò preteso d’ozio nelle lacrime…
perché non mi ribello alla natura:
la mia lentezza li esaspera…
La mia lentezza? No, la mia fiducia.
Per adesso è deserto.
Il mondo può rifarsi senza me,
E intanto gli altri mi denigreranno”